23 febbraio 2007

La storia di Valentina

Segnalato da Francesca.

Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Comunicato Stampa
Sulla storia di Valentina costretta ad abortire, così come riportato dai giornali

Don Oreste Benzi ha rilasciato dalla Tanzania, in cui si trova, questa dichiarazione.

In ogni occasione in questi giorni si sta invocando di non usare la violenza.
Ma quale violenza è più grave di quella di un genitore che fa abortire la figlia?
Non esiste violenza più grave che massacrare una creatura indifesa che chiede solo di poter vivere e nascere.
Di fronte a questi delitti lo Stato tace e pensa solo ad inventare nuovi diritti che diritti non sono e a chi li ha per natura li toglie.
Questo è uno dei segni più terribili della decadenza della nostra società.

Come ha potuto un giudice non accorgersi del dramma di una creatura obbligata ad abortire il figlio contro la sua volontà, di una dramma così intenso che appena eseguita la violenza su di lei e il suo bambino ha minacciato di togliersi la vita?
Se si fosse messo in ascolto della ragazza forse avrebbe potuto cogliere il suo desiderio di maternità e tutelare lei e il bambino dalle pressioni della madre.

Gli stessi assistenti sociali e i medici, che hanno per legge il dovere di tutelare la maternità e la vita fin dal suo inizio (art. 1 L. 194/78), perché non hanno protetto queste creature?

L’ideologia della libertà della donna fa sì che la mamma incinta venga sempre più spesso lasciata sola e che operatori sociali, medici e giudici, con grande ipocrisia, accolgano, con apparente calore e tenerezza, queste donne, lavandosi poi le mani dei loro problemi e del loro bambino, offrendo su un piatto d’argento la soluzione più veloce.

Solo pochi giorni fa abbiamo incontrato una donna che, dopo aver scelto di salvare la propria creatura quando era già in ospedale, è stata poi chiamata a casa dal medico e convinta a tornare per l’aborto.

Come diceva Martin Luter King: “Non temo la cattiveria dei malvagi ma il silenzio degli onesti.”

Ora si vuole allontanare Valentina dai suoi affetti e metterla in una struttura di accoglienza.
Noi della Associazione Papa Giovanni XXIII ci rendiamo fin da ora disponibili ad accogliere Valentina in una delle nostre famiglie, dove possa riassaporare il valore della vita con un papà e una mamma e dei nuovi fratelli che le vorranno bene per il tempo necessario.

Don Oreste Benzi
Presidente Associazione Papa Giovanni XXIII
18 febbraio 2007

Nessun commento:

Posta un commento